Marco Bellinazzo in esclusiva a EC: “Per tornare a crescere al calcio serviranno tre anni”
Il futuro del calcio in tv, la pandemia, la sentenza del tribunale che ha obbligato Sky a pagare i 131 milioni in sospeso come da contratto. Abbiamo parlato di tutto questo con l’autorevole firma del Sole 24 ore Marco Bellinazzo, punto di riferimento per i fatti economici nel calcio.
Marco, in che modo la crisi dovuta alla pandemia ha impattato sul calcio? E quanto tempo ancora servirà per uscirne?
“L’emergenza da coronavirus ha segnato la prima grande recessione del calcio globale, e italiano ovviamente. Negli ultimi 20 anni il calcio aveva vissuto una crescita marcata, più all’estero che in Italia in realtà, e una sostanziale indifferenza alle crisi economiche globali. Si è evoluto, è cresciuto come industria, si è globalizzato, ha avuto una sua indipendenza dall’economia circostante.
Il Covid è stato diretto e indiretto. Ha impattato sugli stadi chiusi e alle problematiche connesse, e anche sulle attività imprenditoriali, per cui i proprietari e gli sponsor di squadre di calcio hanno dovuto fare altre scelte.
L’Italia ha problemi strutturali che ci portiamo dietro da decenni; e la grave crisi finanziaria ha provocato oltre 700 milioni di perdite per la stagione 2019-20, ossia il doppio della stagione precedente. E in questa stagione ci saranno perdite ancora maggiori. Sono venuti meno 100-150 milioni dal botteghino, e ci sono problemi con sponsor e tv.
Tutto ciò sta mettendo in difficoltà tutti i club e a maggior ragione quelli minori. Con delle risposte di sistema che al momento mancano, perché è vero che ci sono stati in questi mesi una serie di aiuti, ma assolutamente insufficienti e sporadici, incapaci di consentire al sistema di reggere. Anche perché per tornare a crescere servirà almeno un triennio”.
Si ritiene che nel prossimo calciomercato ci saranno prezzi ribassati, figli della crisi. Siamo certi che sarà così?
“Ci potranno anche essere operazioni di alto profilo economico, ma dubito che si raggiungeranno i valori top come quelli dell’operazione Neymar, tanto per intenderci. I dati dei trasferimenti internazionali ci dicono che c’è stata una contrazione superiore di un terzo rispetto alle sessioni precedenti. Abbiamo visto top club come Barcellona e Real Madrid non fare mercato.
Il Chelsea ha fatto qualche colpo importante, ma in realtà sia in termine di quantità che di valore difficilmente per un paio d’anni vedremo grossi movimenti. E questo comporta da un lato un bene, perché si ridimensionano una serie di costi, a patto che ci sia anche un adeguamento degli ingaggi e delle commissioni dei procuratori, e questo non è detto che accadrà, le percentuali potrebbero aumentare.
Dall’altro però consideriamo anche il fatto che tantissimi club in Italia vivono di plusvalenze sane, cioè allevano giocatori e poi li vendono. E anche i club di prima fascia vivono in equilibrio economico precario: o vai in Champions League o ti ridimensioni e devi fare plusvalenze per non finire in rosso. Per cui il deprezzamento dei giocatori non sarebbe un fatto positivo”.
Il tribunale ha obbligato Sky a pagare i 131 milioni restanti ai club, come da contratto. Verdetto corretto?
“Guardando le carte era l’unico verdetto possibile. Fermo restando che in altri paesi ci sono state soluzioni diverse. In Spagna, in Germania e in Inghilterra si è deciso di concedere sconti ai broadcaster. In Italia si è scelta un’altra strada, vedremo che succederà. Questo sconto non concesso non si pagherà con meno entrate e meno qualità nel prossimo triennio”.
Due offerte sul piatto: Sky e Dazn. C’è un cambiamento nella fruizione del calcio in video rispetto agli inizi.
“E’ un inevitabile cambiamento, e sarebbe auspicabile fosse accompagnato da un abbassamento dei prezzi per i consumatori, ma staremo a vedere. I club ora hanno bisogno di soldi e il rilancio fatto da Dazn rispetto alle attese se si incastrano determinate cose potrebbe comportare un incasso inferiore, ma assorbibile dai club. Parliamo di 70 milioni in meno all’anno di diritti domestici. Quella di Sky è un’offerta più in linea.
Club come Juve, Napoli, Inter, vorrebbero Dazn; ma quelli medio-piccoli vorrebbero in realtà restare con Sky, perché la ritengono una soluzione più sicura e temono i problemi della migrazione tecnologica tra una piattaforma via satellite a una streaming.
Dazn punta all’alleanza con un operatore tecnologico per ovviare a questa situazione, ma paradossalmente nonostante la pandemia la situazione è migliorata dal punto di vista dei collegamenti internet se pensiamo a come è cambiata la nostra vita nell’ultimo anno.
Bisogna vedere se si potranno sostenere la visione di tante partite live in contemporanea, e soprattutto se si potrà fare in tutte le aree del paese o a macchia di leopardo. Sarebbe meglio che i club ne discutessero, invece di rinviare sempre le assemblee come è accaduto anche oggi”.
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