Pala: “Andreoletti? Uno stratega della tattica. Sul Padova…” – ESCLUSIVA EC
PALA ANDREOLETTI PADOVA – Il campionato è appena iniziato ed è quindi ancora molto lungo, ma fino ad ora il Padova non ha sbagliato un colpo. Con sei vittorie in altrettante gare, i biancoscudati sono al primo posto della classifica del Girone A di Serie C. Questo sabato ci sarà l’importante sfida a Busto Arsizio conto la Pro Patria.
Uno dei principali artefici di questi risultati è senza dubbio Matteo Andreoletti, giovane allenatore e sulla panchina del Padova dallo scorso giugno. Notevoli sono la solidità e la compattezza che il tecnico ha saputo trasmettere alla squadra.
Per parlare di lui, Europacalcio.it ha contattato in esclusiva Alessio Pala, allenatore di Andreoletti ai tempi in cui quest’ultimo difendeva la porta della Primavera dell’Atalanta e successivamente quella della Pro Sesto.
Esordisce così Pala: “Ho allenato Matteo (Andreoletti, ndr) prima agli Allievi dell’Atalanta con cui vincemmo io trofeo Beppe Viola. E poco dopo con la Primavera disputammo il Torneo di Viareggio, dove perdemmo in semifinale contro l’Inter per via di un rigore inesistente segnato da Balotelli. In quella squadra c’erano anche altri ragazzi in gamba, tra cui Perico, Marconi e Bonaventura, che avevo portato io all’Atalanta dopo averlo visto a Tolentino“.
Che portiere e che ragazzo era Andreoletti?
“Era un ragazzo molto intelligente e con personalità, gli dicevo che da grande sarebbe diventato allenatore. In porta era bravo ma era piccolo di statura, e questa cosa lo penalizzava: era alto 1,75 metri, ora per fare il portiere a certi livelli serve essere alti almeno 1,90“.
Si ricorda un suo aneddoto di quel lungo periodo orobico?
“Dico in occasione della semifinale di Coppa Italia Primavera contro la Reggina allenata da Roberto Breda. Eravamo in semifinale e gli feci tirare il rigore decisivo che ci portò in finale“.
E dell’Andreoletti allenatore cosa pensa?
“È stato bravo a capire presto che per calcio professionistico sarebbe stato limitato, e quindi ha subito intrapreso questo percorso. Gli manca lo step di allenare nel settore giovanile, ma in Serie D ha fatto bene, così come alla Pro Sesto. Mentre a Benevento probabilmente era troppo presto: ha trovato un ambiente ancora scosso e depresso dalla retrocessione. Infatti anche dopo con Auteri la squadra non era mai decollata“.
Ora invece questa nuova tappa a Padova, che finora sta andando benissimo.
“Avevo sentito Andreoletti questa estate, mi diceva che era in contatto con il Rimini e il Legnago. Non mi aspettavo che sarebbe andato al Padova. Devo dire che non mi sorprende questo rendimento, perché sono anni che i biancoscudati lottano per la B. In particolare nel 2021 era il Padova che meritava la promozione, molto più dell’Alessandria. Andreoletti ha avuto il vantaggio non da poco di aver trovato una squadra già ben collaudata lo scorso anno da Torrente, che non meritava assolutamente l’esonero. Inoltre anche la dirigenza ha lavorato bene. Diciamo che ha trovato il piatto in gran parte già pronto“.
Però la sua mano si sta vedendo, è un Padova molto più solido.
“Questo certamente, ma del resto Andreoletti è uno stratega della tattica. Anche se il modulo che usa, il 3-4-2-1, non mi piace per niente, sa rendere le sue squadre molto offensive ed efficaci. Ma ribadisco che ha avuto il vantaggio di cui ho parlato prima. Di carattere è ancora un po’ troppo focoso ma è normale, anche io alla sua età ero così. C’è poi una cosa che vorrei dire su questo Girone A di Serie C“.
Prego.
“A parte Vicenza e Padova, che meriterebbero entrambe la B, e altre realtà come Feralpisalò, Renate e Atalanta Under 23, che però non punta alla promozione ma a formare i ragazzi, il livello del campionato è molto basso. Tantissimi di questi giocatori, dieci anni fa non avrebbero mai militato in Serie C. Ci sono tanti calciatori di Serie D ed Eccellenza che potrebbero tranquillamente starci nel torneo in questione. Inoltre, non capisco perché tutti siano fissati con il gioco dal basso volendo imitare il Manchester City. Solo al Mantova dell’anno scorso riusciva bene. A ogni modo, auguro ad Andreoletti di fare una grande stagione, e che vinca il migliore“.
Come si può spiegare questo fattore?
“Nelle prime squadre non c’è più il lavoro da parte degli allenatori nel migliorare la tecnica individuale del singolo giocatore, ormai ci pesano al massimo gli assistenti. Nelle prime squadre giustamente il primo allenatore deve preparare le gare, e non ha quindi tempo di migliorare i ragazzi individualmente nei fondamentali. Dovrebbe avere degli assistenti preparati a occuparsi di questo fondamentale aspetto al di fuori della specifica preparazione della gara. Non tutti però riescono a farlo.
Inoltre ha preso troppo piede il lavoro dei preparatori atletici, che dovrebbero fare principalmente prevenzione e recupero. La tecnica è un’altra cosa. L’aspetto fisico-atletico conta, ma la tecnica è più importante. Il dribbling, la fantasia, il tiro in porta, lo stop, il colpo di testa sono la base, il resto viene dopo: è tutto un percorso che andrebbe fatto nel settore giovanile. Perché poi, quando è ben preparato, un calciatore potrebbe giocare in qualsiasi sistema di gioco“.
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Fonte: Europacalcio.it