Leao, un “dieci” sul quale si spara troppo a “zero”: parlano i numeri
Impossibile non considerare l’apporto di Rafael Leao al Milan: i numeri parlano per l’asso portoghese; eccessive critiche per partito preso
LEAO RAFAEL NUMERI – Centodue. Non una cifra qualunque. Soprattutto, se si parla in termini di numeri e statistiche di un calciatore che, nelle prime duecento presenze in maglia rossonera, ha già raggiunto questa quota tra reti siglate e assist. Cinquantacinque reti e quarantasette assistenze al gol, suddivise in quattro stagioni. Eppure, questo numero 10 bersagliato dalla stragrande maggioranza della critica e degli addetti ai lavori- anche solo per partito preso- continua a sparare a zero su un attaccante esterno (è bene ribadirlo) capace di caricarsi sulle spalle un’intera squadra e condurre il Diavolo in Paradiso per la diciannovesima volta nella storia. Già, perché il tanto criticato Rafael Leao viene messo al centro del campo solo quando le cose non procedono per il meglio.
Rafael Leao: un inizio stagionale condizionato dall’infortunio
In tutti questi numeri, si ritiene opportuno considerarne un altro che sta letteralmente caratterizzando il complicato inizio di stagione del portoghese. Cinquanta, come i giorni che hanno costretto ai box un atleta che fa della velocità e dell’esplosività fisica il proprio mantra calcistico. Tanto è trascorso dal dolore al polpaccio accusato contro il Bari, in Coppa Italia, sino agli errori sotto porta contro la Juventus. Vero, Leao ha graziato la Vecchia Signora, nell’ultimo turno giocato allo Stadium e terminato sul risultato di 0-0, con due strafalcioni in area abbastanza evidenti.
Leao al centro delle critiche: i numeri evidenziano altro
Eppure, al netto di una prestazione incolore, ci si chiede come sia possibile criticare -a tutto tondo- il miglior calciatore per rendimento degli ultimi cinque, complicati, anni di Milan, nonché MVP della Serie A nell’anno dello Scudetto e trascinatore assoluto nel cammino che ha portato il club a giocare una semifinale di Champions sedici anni dopo l’ultima volta.
Rafael Leao fa notizia solo quando sbaglia, bersagliato per un atteggiamento quasi irriverente nei confronti di tutto l’ambiente, tifosi compresi. Già, l’episodio del cooling break dell’Olimpico, dell’anno scorso, che sapeva già di ammutinamento verso le idee e il lavoro di Fonseca, non è stato irreprensibile ed è ancora sotto gli occhi di tutti. Ma come si può non prendere in considerazione l’apporto di un calciatore in doppia cifra di reti e assist e accentratore del (non) gioco messo in mostra dal Milan negli ultimi tre anni?
Rapporto Leao-Allegri: dopo la sosta, ci si attende un “dieci” al Max
Una rincorsa in meno fa spazientire Allegri, il quale avverte il 10 di mantenere il giusto approccio sin da quando indossa la casacca. Tutto legittimo. Ma Rafael Leao è questo: prendere, o lasciare. Probabilmente, fosse stato sempre continuo, oppure l’asso in grado di sparigliare il mazzo come nelle partite contro PSG, Inter, Real – solo per citarne alcune – con disarmante sistematicità, il lusitano avrebbe già svuotato il proprio armadietto di Milanello da tempo, in ragione di offerte iperboliche dalla Premier, così come dalle altre big del calcio europeo.
Certo, l’ex Lille può difettare di continuità, non è ancora chiaro se potrà adattarsi al credo calcistico Allegri, da vero nueve, ma porlo sempre al centro di tutti i mali del Diavolo, appena qualcosa non funziona, appare un gioco troppo semplice al quale partecipare. In fondo, centodue partecipazioni attive nelle prime duecento apparizioni in maglia rossonera, possono anche ovviare a qualche live Twitch di troppo.
Rafael Leao è questo: prendere, oppure lasciare. Scaricarlo di continuo, solo a convenienza, fa parte di un sistema mediatico nocivo e destabilizzante. E se i “freddi” numeri parlano, le “glaciali” statistiche avvalorano una tesi, l’apporto di Rafa a Milanello non può ridursi a un costante tiro al bersaglio, con un dieci sulle spalle.
Fonte: Europacalcio.it