82 anni e un gatto nel sacco: auguri a Giovanni Trapattoni
“Se dopo un pareggio siete tutti così negativi, cosa dovrebbero fare gli inglesi, che hanno perso contro la Francia? Scendere nelle catacombe?”. Giovanni Trapattoni rispose così ai giornalisti che avevano già il fucile pronto dopo Danimarca-Italia 0-0, partita d’esordio dell’Europeo 2004 che gli azzurri chiuderanno in anticipo ai gironi, eliminati dal biscotto tra danesi e svedesi.
E non è nemmeno la massima più bella del Trap, al secolo Giovanni Trapattoni, che oggi compie 82 anni e per cui basta l’aneddotica per raccontare il personaggio.
Quanto sarebbe ante-litteram oggi il suo calcio, quello della marcatura a uomo e dell’importante non prenderle, un football che andava bene per una certa stagione ma per il quale, proprio a quell’Europeo, ma forse anche al Mondiale di due anni prima (al netto di un Byron Moreno) ha dovuto anche pagare il conto.
Le tre punte di diamante del calcio italiano, Inter, Juventus e Milan, hanno di che essere riconoscenti con lui. A Milanello era una delle “comari” insieme a Lodetti e Rivera. Uno dei senatori del paron Nereo Rocco, uno di coloro che era subito accanto a lui anche all’”Assassino”; il covo dove ci si ritrovava dopo le partite a fare convivialità intorno a un tavolo. Con il Milan vinse la Coppa dei Campioni, marcò Pelé in coppa Intercontinentale e trascorse tutta la sua carriera da giocatore; eccezion fatta per una stagione al Varese prima di chiudere.
Ai nerazzurri è legato il ricordo dello scudetto 1988-89, quello “dei record”, stravinto contro il Milan di Sacchi che pure gli eclissò la gioia vincendo a Barcellona la Coppa dei Campioni; negli anni in cui Milano era veramente da bere.
In bianconero, invece, il ciclo forse più bello dalla panchina: in un decennio, dal 1976 al 1986, traghettò il club verso la seconda stella, lo portò a vincere a ripetizione in Italia e in Europa. Tutte e tre le coppe europee (c’era ancora la coppa delle Coppe), la Supercoppa, 6 dei suoi 7 scudetti in carriera; l’Intercontinentale a Tokyo, con Rossi, Platini, Boniex, Cabrini, Zoff e compagnia cantante. Seppur con una grande macchia: quella dell’Heysel, anno 1985, sul quale è inutile dilungarsi.
Ebbe una ripresa della sua esperienza bianconera dal 1991 al 1994, dopo che Maifredi fallì la trasposizione del calcio sacchiano a Torino. Arrivò la Uefa ’93 e forse sarebbe arrivato anche qualcos’altro, non fosse per l’indiavolato Milan di Capello che non sbagliava un colpo e vinse tre scudetti consecutivi. E per un lungo periodo, nella stagione 1998-99, anche la Fiorentina sognò con lui di poter agguantare uno storico scudetto, fin quando perlomeno si ruppe Batistuta, e Edmundo preferì il carnevale di Rio alla corsa tricolore.
E poi via, a girare il mondo. Prima il Bayern Monaco, e quella conferenza stampa che si può trovare anche al museo del club all’Allianz Arena, trasmessa in loop. “Strunz!”, e fu subito leggenda.
Poi Benfica, Salisburgo, la nazionale irlandese. E, dal 2000 al 2004 l’Italia, presa dalle mani di Zoff, dimissionario dopo quell’Europeo sfiorato in Olanda e l’ingerenza di Berlusconi.
Qualificata al Mondiale del 2002 e all’Europeo portoghese del 2004, quella nazionale era troppo brutta per poter sfangarla; della Corea e del Giappone resta lo scandaloso arbitraggio degli ottavi di finale contro i coreani, dove il Trap passa alla storia per la sua acqua benedetta e la pacca sul vetro della panchina all’ennesimo torto subito da quel losco figuro che fu arrestato anni dopo per droga all’aeroporto di Quito.
Le supercazzole alla “Amici miei” diventano preda della Gialappa’s Band, e lui un po’ se la prende, come il trio comico ha rivelato; e il “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” è capofila di una enciclopedia di massime tra il serio e il faceto.
Ma Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino, resta un uomo di spirito e un decano di un calcio che non c’è più e il suo gatto lo ha messo davvero nel sacco, con una carrierà così.
Sul suo profilo Twitter ha scritto: “Oggi festeggerò a casa, insieme a mia moglie Paola. Saremo in contatto con la mia famiglia con le videochiamate. Sarà un compleanno insolito ma avremo modo di festeggiare insieme quando tutto questo sarà finito” . Lo speriamo di cuore, Trap. Una parola che oggi è divenuta pure un genere musicale. Ma per noi è soltanto l’abbreviazione di un monumento: Giovanni Trapattoni.
Fonte: Europacalcio.it