Help! A Liverpool è profondo rosso. Ma non è la fine di un ciclo

“Speriamo di vincere anche la prossima volta con il pubblico”. Il solito Guardiola, spesso demonizzato e francamente mi sfugge il perché. La sua correttezza e il suo rispetto per l’avversario raramente mancano, e anche dopo questo 4-1 ad Anfield il suo primo pensiero è al tempio del Liverpool. Che già è desolato senza chi lo popola, figuriamoci ancor di più oggi, con una squadra che è solo lontana parente di quella degli ultimi tre anni. Tre maggio 2003: il Manchester City vince 2-1 ad Anfield, e solo a leggere in nomi di quella squadra viene da sorridere. C’è Peter Schmeichel, sì, quello che era allo United, c’è un certo Nicolas Anelka, il pessimo Joey Barton e, udite udite, Robbie Fowler. Sì, contro i suoi ex compagni.

MALE NEL NUOVO ANNO

E dopo il vantaggio di Milan Baros, è proprio Anelka che fa doppietta negli ultimi minuti e dà la vittoria agli ospiti. Da allora il City non aveva più vinto sul Mersey, e Guardiola pure non era mai riuscito a battere il Liverpool in casa sua. Per la verità, è stato il giorno dei regali: due li ha fatti Alisson in pochi minuti; un altro onestamente pare il rigore dato ai reds. Ma le chiacchiere stanno a zero. Il Liverpool corre poco, mentalmente pare svuotato, non riesce più nulla di ciò che per tre stagioni (ci mettiamo dentro pure il 2017-18 quando perse la finale a Kiev in Champions League contro il Real) ha incantato dovunque e battuto chiunque.

Se a inizio stagione il Liverpool era riuscito a sfangarla con le reti di Diogo Jota, assenza pesantina, e con una volontà di ferro seppur gioco e insieme non fossero già tanto brillanti, quando la Premier ha svoltato il 2021, tutto si è capovolto. Fino a dicembre il Liverpool aveva perso solo in quella folle serata di Birmingham contro l’Aston Villa (7-2); una cosa che dici, ok, capita una volta nella vita. E infatti poi i kloppiani si erano ampiamente ripresi, fatta eccezione per la sconfitta casalinga contro l’Atalanta in Champions League.

SOLIDITA’ CITY

Nel frattempo il City arrancava, almeno fino a novembre, salvo poi ingranare soprattutto con una solidità difensiva senza precedenti; per merito soprattutto di Ruben Dias, che ha dato ordine laddove altri centrali difensivi precedenti facevano disastri. Tredici gol, e il rigore di Salah è il numero 14. E’ il conto delle reti subite. Nel momento in cui inizia lo sprint verso fine stagione, con il ritorno anche delle coppe europee (Lipsia per il Liverpool, anche questo non esattamente un bel cliente) il Liverpool si è mortificato contro Southampton, Burnley, Brighton e oggi, con il City. Difficile credere che questa squadra abbia la pancia piena: Alexander-Arnold a 21 anni, come può essere stufo di vincere?

Il Liverpool dovrà essere rigenerato, e chi sta dietro la scrivania o in panchina saprà meglio di noi come fare. Ma è chiaro che bisogna un po’ rimescolare le carte, cambiare qualche pedina, rigenerare un gruppo che può ancora vincere. Non è la fine di un ciclo, è semplicemente un passaggio tra un ciclo e un altro, se tutto verrà fatto con oculatezza. D’altronde il calcio è questo. E il tassello di Alcantara andava già nella direzione di un rinnovamento: se lo spagnolo non sfigura, di certo i compagni non assistono le sue geometrie.

Comunque, dopo tre anni così, non crediamo ci possa essere nessuno in grado anche solo di pensare che il Liverpool e tutti i suoi protagonisti di giorni felici, meritino pomodori in faccia. E se anche con Van Dijk i reds qualche gol lo si prendeva, è indiscutibile che la sua leadership sia insostituibile. Sono quelle annate che nascono male, e vanno avanti pure peggio, ben inteso che ancora mancano tre mesi per i bilanci definitivi. Ma può essere l’occasione da non sprecare; un trampolino di lancio verso un diverso assetto che coniughi la meraviglia del passato, con un nuovo e fulgido futuro.

Fonte: Europacalcio.it

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