Stadi italiani, la Roma alza bandiera bianca. La politica allontana gli investitori

Stadi italiani – Il CdA dell’AS Roma ha dichiarato, nella serata di ieri, di non essere più interessata alla costruzione dello stadio. Una notizia inattesa, ma che in realtà non sorprende particolarmente. La decisione della società, infatti, è arrivata dopo anni di progetti, burocrazia, attese e false speranze.

Tutto inizia nel 2012, quando James Pallotta diventa il nuovo Presidente della Roma. L’imprenditore americano non ha mai nascosto il suo desiderio di voler regalare alla città un nuovo impianto sportivo. Investimenti privati al 100%, riqualificazione di zone degradate, realizzazione di infrastrutture utili alla cittadinanza e interventi mirati per migliorare il sistema di trasporti. Le buone intenzioni c’erano, come anche i progetti all’avanguardia. A ogni intoppo, la Roma rispondeva con una soluzione, nella speranza che la situazione si potesse sbloccare rapidamente. Eppure, dopo tanti anni e un cambio di proprietà (Friedkin ha acquisito la società ad agosto 2020), è arrivata la resa definitiva.

Il problema della realizzazione degli stadi, tuttavia, non riguarda solo la Roma. Nel calcio italiano, infatti, esistono solo cinque impianti di proprietà e ogni governo o amministrazione comunale ha sempre trasformato la questione in propaganda politica. Che lo si faccia in maniera palese o meno, lo stadio diventa il cavallo di battaglia dei vari protagonisti.

E poi c’è la burocrazia. Perchè se in alcuni casi la volontà non manca, poi ci si mettono le scartoffie ad allungare i tempi. Negli ultimi sei anni, 7 squadre della massima serie hanno cambiato proprietà. E tutti gli acquirenti hanno dichiarato di avere la costruzione del nuovo impianto come primo obiettivo.

Fonte: Europacalcio.it

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