Intervista Hamsik: “La Juve mi voleva ma non ci ho mai pensato”

Marek Hamsik, ex Capitano del Napoli, ha concesso un’intervista a DAZN. Lo slovacco, oggi in forza al Trabzonspor, ha ripercorso tutte le tappe della sua esperienza in maglia azzurra, dagli inizi fino all’addio.

INTERVISTA HAMSIK: “LA JUVE MI VOLEVA MA NON CI HO MAI PENSATO”

Le sue parole: Non avrei immaginato di fare una carriera così importante al Napoli: forse la sognavo. Non conoscevo bene cosa significasse giocare al Napoli al mio arrivo, ma dal primo giorno mi sono accorto che il calcio da quelle parti si vive diversamente. Amerò per sempre Napoli. Quando sono arrivato i tifosi contestavano: ma alla fine la società e il presidente avevano ragione.”

Sul rapporto con De Laurentiis: “Con De Laurentiis ho avuto sempre un rapporto di serenità, senza problemi. Ci siamo sentiti a inizio 2022 e mi ha detto: “Quando finisci con il calcio fammi sapere che ci incontriamo e parliamo del futuro insieme. Non siamo ancora a quel punto lì, ma se mi chiamasse sarebbe difficile dire di no. Chiudere la mia carriera al Napoli? Perché no”.

Poi svela: “Nel 2012 mi ha chiamato il Milan di Allegri, poi mi ha chiamato Mazzarri quando è andato all’Inter. C’è stata anche la Juventus… c’è stata qualche chiamata con Pavel Nedved, ma impossibile. Non ci ho neanche pensato. Non ho mai sentito l’esigenza di cambiare, ero contento al Napoli: ho rinnovato 5 volte in 12 anni, che è un bel numero. Se non fosse arrivata la Cina avrei finito la carriera al Napoli”.

Sulla sua Academy in Slovacchia per far crescere ragazzini: “Voglio far crescere altri Hamsik. I miei modelli? Mi piacciono quelli che giocano a calcio: Sarri, Guardiola, Nagelsmann. Sarri mi ha lasciato il segno. Mazzarri ha dato un’identità di gruppo: è venuto fuori il tridente. E’ stato il Napoli che ha vinto la Coppa Italia dopo 20 anni: è esploso insieme a me. Hamsik-Cavani-Lavezzi è stato uno dei tridenti più forti che il Napoli abbia mai avuto. Benitez ha portato giocatori come Higuain, Callejon e Reina. Poi è venuto Sarri: con lui abbiamo giocato per anni in allenamento a due tocchi: tutta l’Europa seguiva quel Napoli. Era un calcio da Playstation. Se facevi il terzo tocco fumava 50 sigarette in più”.

Sulla stagione 2017-2018: “Quell’anno eravamo vicinissimi allo Scudetto: un peccato arrivare a poche partite dalla fine e non farcela. Dispiace, ma la vita è così. Il Napoli attuale? E’ incredibile che Koulibaly, Insigne e Mertens siano andati via insieme nello stesso periodo: è stato un peccato per i tifosi, ma d’altra parte grandissima società che è riuscita a prendere calciatori che giocano alla grande, abbassando gli stipendi. Se può essere l’anno buono per lo Scudetto? A Napoli non si dice. Ho sentito Spalletti l’anno scorso mi ha detto di parlare con Lobotka e dirgli: ‘Giocherà, con me tornerà il giocatore che era in Spagna’. Aveva ragione”.

Sulla cresta: “La cresta è diventata una parte di me: finché giocherò a calcio la terrò. Prima o poi dovrò toglierla: se dovessero dirmi ‘torni al Napoli e vinci lo Scudetto, ma devi tagliare la cresta’ la taglio subito”.

 

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Fonte: Europacalcio.it

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